Itinerario partendo dal nostro B&B

1. CHIESA DI S.ANGELO – Il prospetto, rimasto incompiuto nella parte superiore, presenta nella parte inferiore una ripartizione in cinque parti, mediante lesene doppie e colonne addossate al centro, con fusti scanalati decorati da puttini e fregi tra i capitelli. Gli spazi intermedi sono occupati da nicchie vuote incorniciate. Il portale d’ingresso centrale è coronato da un timpano curvilineo, al di sopra del quale è collocata una statua della Madonna col Bambino affiancata da due angeli. La porta rivestita di bronzo nel 1750, è opera di Emanuele Manieri, e reca, a rilievo, l’aquila bicipite dell’ordine degli agostiniani. La trabeazione, che divide orizzontalmente la facciata, riporta l’iscrizione, con le lettere sorrette da putti, aquile e leoni, Deiparae Constantinopolitanae ab initio dicatum et readificatum 1663. L’ordine superiore ripropone una tripartizione riprendendo i motivi del registro inferiore ed è occupato al centro da un finestrone.

2. CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Nonostante la fondazione del complesso risale al XII secolo, ben poco rimane della originaria struttura. Le fabbriche rivelano un’assortita rassegna di opere riferibili ai secoli XVI-XVIII.
Alla prima metà del Cinquecento appartiene, infatti, la quadrata torre campanaria costruita a più piani e adorna di archetti trilobi e di transenne lapidee alle monofore, mentre risalente al 1607 è la fabbrica della chiesa, nel cui prospetto monocuspidale è posizionata la statua in pietra leccese di San Benedetto.L’interno della chiesa, ad unica navata e a croce latina, rappresenta la più fedele espressione di un interno claustrale del Seicento leccese e la più cordiale testimonianza di un gusto sfarzoso e mirabilmente elegante.

3. CHIESA DI SAN NICOLO’, detta dei Greciper i suoi riti orientali definiti greci (greco-cattolici), è di antiche origini. Risale probabilmente agli stanziamenti bizantini dell’Italia meridionale (IX secolo). La nuova chiesa venne ricostruita ex-novo in epoca Neoclassica, esattamente a partire dal 1765 per opera delle colonie di mercanti epiroti albanesi che risiedeva in città. Dalla fine del XV secolo una forte migrazione di popolazioni albanesi aveva interessato l’Italia, in particolare l’area meridionale, spinti dalle persecuzioni turche verso l’esilio per la libertà di culto e etnico-sociale. Gli albanesi in Italia avevano edificato nuove comunità in tutta Italia, anche nella provincia di Salento e nel tempo piccoli gruppi si erano trasferiti nella città di Lecce, creando una comunità compatta e omogenea, con una propria chiesa in rito bizantino

4. PALAZZO ADORNO – E’ l’unico Palazzo cinquecentesco leccese uno dei più famosi palazzi della città, realizzato nel 1568 su progetto dell’architetto Gabriele Riccardi e su mandato del genovese Gabriele Adorno.

5. PALAZZO CELESTINI Il nuovo complesso venne costruito a partire dal 1549, su progetto del Riccardi, al quale si deve l’originario chiostro e il portale dell’annessa Basilica di Santa Croce. I maggiori lavori furono realizzati nel ‘600. Il lungo prospetto (1659-1695) fu opera di due architetti leccesi; Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino, i quali edificarono rispettivamente il primo e il secondo ordine. Gli ordini della facciata risultano spartiti verticalmente da lesene. Il prospetto è arricchito da due loggette poste sui lati, da numerose finestre decorate da elaborate cornici e da un fregio ornato con scudi araldici. Il portale d’ingresso , posto al centro, presenta una decorazione di putti e grappoli di frutta. Dopo la soppressione degli ordini, avvenuta nel 1807, il monastero divenne palazzo del Governo. Attualmente ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia.

6. BASILICA DI SANTA CROCE – Simbolo del barocco leccese, alla sua costruzione (1646) attesero tre grandi architetti: G Riccardi pose mano alla struttura generale e alla parte inferiore della facciata, lo Zimablo al protiro a colonne binate e ai portali laterali, C. Penna alla parte alta del prospetto. Il grande rosone centrale di ispirazione romanica, la ricca cornice, le quattro colonne e le nicche rendono, unitamente ai telamoni, alle creature fantastiche, agli animali, ai personaggimitologici e storici presenti in facciata rendono questa chiesa un unicum conosciuto in tutto il mondo

7. PIAZZA S.OROZO. Prende il nome dalla statua del Santo protettore che svetta da una colonna eretta nel 1666 come ringraziamento allo scampato pericolo della peste. ANFITEATRO. Di età augustea (Isec), è scavato in parte nel tuo e in parte su imponenti arcate; fu riportato alla luce nel 1938. Più della metà dell’impianto, che poteva contenere 20.000 spettatori, è ancora sepolto. SEDILE. L’edificio fu costruito nel 1592 su incarico dell’allora doge veneziano Pietro Mocenigo, in sostituzione del vecchio abbattuto nel 1588. La struttura, un’interessante mescolanza di spirito gotico e rinascimentale, è caratterizzata da quattro pilastri forati da ovuli che lasciano intravedere una colonna, fra cui si aprono grandi arcate a sesto acuto sormontate da logge e decorate da trofei. Il tipo di pilastro angolare richiama il modello ideato con molta probabilità da Gabriele Riccardi: lo stesso pilastro si può vedere, infatti, anche all’angolo della fiancata destra della Basilica di Santa Croce. Anticamente, come si osserva in stampe d’epoca della piazza, l’edificio era completato anche da un orologio sormontato da due statue. CHIESA DI SAN MARCO La chiesa fu costruita nel 1543 per volere della fiorente colonia di veneziani residente nella città e per questo intitolata a San Marco. Fino ai primi decenni del XIX secolo era inserita all’interno del tessuto abitativo, il quartiere dei veneziani, e nei suoi pressi correvano anticamente le Logge dei mercanti e la sede del Consolato veneziano. I veneziani, desiderosi di avere una chiesa per celebrare i propri uffici religiosi espressero tale necessità al vescovo di Lecce G. B. Castromediano che donò loro la cappella di San Giorgio, sita nell’area centrale della Piazza dei Mercanti (oggi Piazza Sant’Oronzo). Essi dettero allora l’incarico di trasformare la vecchia struttura al più celebre architetto attivo in città, Gabriele Riccardi.

8. CHIESA DI SANTA CHIARA La facciata, rimasta priva del fastigio superiore, presenta un andamento convesso scandito in due ordini da una cornice marcapiano modanata percorsa da un motivo a dentelli.
L’ordine inferiore accoglie un portale decorato con motivi vegetali e sormontato da un timpano mistilineo con al centro una nicchia ovale, sorretta da angeli sorridenti, e lo stemma dell’ordine delle clarisse. La superficie è scandita da colonne e paraste scanalate alternate da nicchie vuote abbellite da cartigli e medaglioni.
L’ordine superiore ripropone la disposizione delle nicchie affiancate a paraste scanalate doppie ai lati di un ampio finestrone centrale con timpano risolto in due volute laterali. Al centro del timpano un puttino alato rivela l’anno di completamento della costruzione (1691), scolpito sul nastro che ha tra le mani.

9. CHIESA DI SAN MATTEO Il prospetto è caratterizzato da un contrasto di linee; alla superficie convessa dell’ordine inferiore si alterna quella concava dell’ordine superiore. Il Larducci riprende il modello stilistico attuato da Francesco Borromini nella facciata della chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane. L’ordine inferiore, tripartito da due colonne su alti basamenti quadrangolari, si caratterizza per un’insolita decorazione a squame della parte centrale, contraddistinta da un elaborato portale, con un’edicola sormontata dallo stemma dell’Ordine Francescano. Ai lati, due nicchie emergono su uno sfondo a punta di diamante.
L’ordine superiore presenta una serliana coronata da una modanatura continua e due nicchie riccamente decorate. L’andamento sinuoso è accentuato dalla cornice modanata mistilinea di coronamento, sormontata da uno svettante fastigio.

10. PIAZZA DUOMO Il tempio possiede due prospetti, di cui il principale è quello a sinistra dell’Episcopio, mentre l’altro guarda l’ingresso della piazza. La facciata principale, piuttosto semplice sotto il profilo decorativo, si sviluppa in due ordini dove sono presenti le statue, alloggiate in nicchioni, dei Santi Pietro e Paolo, di San Gennaro e di San Ludovico da Tolosa. La disposizione delle paraste scanalate fa intravedere che la chiesa è strutturata in tre navate. Il prospetto settentrionale, ricco ed esuberante, assolve a una precisa funzione scenografica, dovendo rappresentare l’ingresso principale della chiesa per chi entra nel sagrato. Scompartito in cinque zone da paraste e colonne scanalate, il primo ordine presenta un portale ai cui lati due nicchie ospitano le statue di San Giusto e di San Fortunato. La trabeazione è coronata da un’alta balaustra alternata da colonnine e pilastrini, oltre la quale, al centro, si innalza la statua di Sant’Oronzo.
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